Immaginate... (10)
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Lisette – grazie Francesca, non c’è
stata occasione in precedenza ma, dopo che ultimamente mia sorella mi ha
parlato di te, ci tenevo a incontrarti.
Francesca – grazie a voi, apprezzo un
po’ di compagnia. Spero che Solange ti abbia anche avvisata che sono un poco
strana, racconto e forse m’immagino
storie che poi confondo con la realtà. Quando si è giovani i dipinti stanno
dentro le cornici che poi con l’età si dissolvono e tant’è, non si capisce bene
dove finisce un quadro e ne inizi un altro.
Lisette – Una sorta di smarginatura, direbbe qualcuno. Non
importa, mi piace più ascoltare la voce che le storie e la tua è davvero
armonica e fresca, molto più giovane della tua età.
Francesca – adesso ho ottantacinque
anni. Si dice che in futuro verrà abolita la vecchiaia con l’obbligo di
rimanere produttivi sino alla fine, chi non ce la fa lascia il posto, in che modo è da vedere. Che
ne pensi?
Lisette – spero non sia imminente, mio
marito Franco tra un mese andrà in pensione a 65 anni compiuti, con 45 di
contributi e una vita di lavori pesanti alle spalle… direi che può bastare.
Sarò contenta al vederlo dedicarsi ai suoi hobby, al massimo mi aiuterà per le
spese, la cucina e il nipotino della nostra unica figlia.
Francesca – da ragazza, quando l’anno
duemila era il futuro, dibattevo
della grande disponibilità di tempo libero che il progresso avrebbe consentito.
Ma da ciò che vedo le enormi risorse che la tecnologia ha reso disponibili non
hanno avvicinato quel traguardo, anzi…
Lisette – le risorse vengono impiegate
male, il motivo è sempre il lato oscuro della coscienza umana...
Francesca – (osservandola con interesse, poiché arrivò subito alla conclusione) sì,
è quello il punto, l’oscurità
neutralizza le piccole luci che lavorano per il cambiamento. Per quella strada,
forse non c’è speranza.
Lisette – non credo si possa far altro
che portare ognuno la propria luce per illuminarla, la strada. Si procede fin
che c’è (luce) e poi ci si rassegna, no?
Francesca – certamente, pur se alle
spalle l’oscurità… riprende possesso dell’esistente.
Lisette – è una legge fisica, la luce
non si ferma.
Francesca – diversamente dalla luce,
le persone possono.
Lisette – sì, ma a cosa serve se la
luce se n’è andata e l’oscurità non si può vincere?
Francesca – a considerare il percorso, come sei arrivata sin dove sei arrivata e
dopo un po’, considerare che non sia
solo un caso… come non è un caso che un violinista prema esattamente il punto
giusto sulla corda per ottenere la nota desiderata.
Lisette – beh, mia figlia ha imparato
a suonare il violoncello, è questione d’esercizio, coordinazione e tante altre
cose…
Francesca – vedi, stai considerando il percorso che conduce a
quella nota… non è per caso che un musicista anche nella totale oscurità può
trovarla, no?
Lisette – d’accordo, non è un caso… e
come si collega con le persone che possono
fermarsi?
Solange, sbalordita dall’argomentare
filosofico e della subitanea sintonia tra Francesca e la sorella, le ascoltava
a bocca aperta. Ricordò quando, dopo la morte della madre, Lisette interruppe
il brillante percorso universitario umanistico decidendo per un corso di
specializzazione infermieristico. Tanti provarono in tutti i modi a farla ritornare
sui suoi passi ma non ci fu verso, neppure di farsi spiegare il motivo,
indubbiamente connesso al lutto. Quella fu una porta che mantenne chiusa, anche
al marito.
Adesso che la sentiva, quasi tre decenni dopo,
discutere con Francesca di argomenti che sottoponeva alla madre (di cui si era
prefissata di seguirne le orme accademiche), troppo astrusi per lei più giovane
di quattro anni, le parve che il tempo fosse tornato indietro. Era del tutto
certa che la sensibilità di Francesca colse quel lato “in ombra” della sorella.
Pensò - nello stesso momento in cui Lisette stava dicendo che la luce non si
ferma - che non sarebbe successo se il giorno prima Zeno non avesse aperto la
porta, permettendo alla luce di Francesca di entrare per… sì, cercare di
liberarla dal voto segreto di rinuncia a una parte importante di se stessa.
Francesca – oh… la luce non si ferma,
per un motivo o l’altro va via, si allontana da te alla sua incredibile
velocità. Puoi decidere di non muoverti o qualunque altra cosa ma la luce non
tornerà. Allora che fai?
Lisette - … se rimango lì?
Francesca – se consideri che l’enorme
complessità della vita che ti ha portato sin lì non sia frutto del caso, come
non lo è la nota per il musicista, potresti
avere fiducia di muoverti anche senza luce, suonare nell’oscurità?
Lisette – se nonostante i miei sforzi…
non ci riesco?
Francesca – immagina di averla… come l’hai avuta per ascoltarmi.
Lisette - … mia sorella ti ha
raccontato qualcosa di me?
Francesca – c’è qualcosa che i tuoi occhi possono nascondere ad una vecchia signora
che non distingue più il dipinto dalla cornice?
In Lisette, quel “qualcosa”, nella forma del giuramento che fece a se stessa di precludersi un sicuro successo negli studi, “considerandolo” inutile dopo la morte dell’amata madre, si smosse dal fondo del cuore dove l’aveva sigillato.
Vide o immaginò nel volto “della vecchia signora”, quello di sua madre e per un istante ebbe la sensazione che la sua scia di luce (che ognuno lascia al passaggio terreno) riaffiorasse in lei. Per la prima volta nella sua vita “considerò” che uno degli scopi dell’oscurità fosse di accogliere la luce, come il letto d’un fiume l’acqua.
Ancor più che il giorno innanzi con Zeno, non poté
trattenere la tempesta interiore che stava per travolgerla e Solange, che ne
percepì l’arrivo, fu lesta a lasciarle sole, rientrando dopo un bel po’,
assieme all’assistente che implicitamente significava il termine della visita.
Si congedarono (affettuosamente) da Francesca e
nell’avviarsi all’auto Lisette prese sottobraccio la sorella.
Lisette – grazie per avermi lasciato
sola… so che hai capito quanto è successo, Francesca è una persona speciale e
dopo ti riferirò alcune cose che mi ha detto, ma una mia te la dico adesso…
si tolse gli occhiali da sole e Solange rivide
la luce di un tempo nei suoi splendidi occhi azzurri (che un po’ invidiava)
… tra poco sarà il compleanno della
mamma e le farò il regalo che si attendeva da me: ho deciso di riprendere l’Università.
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