Immaginate... (9)
Al vedere il responsabile venire verso di loro,
Solange si stupì di non rammentarne la notevole statura (per quanto fosse stata
affranta due metri d’altezza non passano inosservati) diversamente dal volto che
riconobbe da una discreta distanza, anche se quando furono abbastanza vicini le
parve più giovane, sui quarant’anni.
Solange – buongiorno, sono Solange e
questa è mia sorella Lisette e…
Responsabile – (riconoscendola)… io mi chiamo Zeno, buongiorno a voi. Come va,
signora?
Solange – (scambiandosi una stretta di mano… la sua ci stava due volte in quella
di lui) ho assorbito lo shock ma non il fatto… desideravo incontrarla per
ringraziarla di tutto. Sa, il rametto di pino ha sviluppato delle radici, spero
che attecchisca e cresca poiché è il ricordo vivente di mio marito.
Zeno – grazie a lei per la gentilezza,
fare bene il mio lavoro è tra le cose più importanti. Il rametto… stia attenta,
metterlo a dimora in terra è la fase più delicata.
Solange – se ne intende?
Zeno – abbastanza per darle qualche consiglio, le conifere sono la mia passione, soprattutto il pino domestico come il suo e questi maestosi esemplari nel pieno della maturità. Qui non mi ascoltano… vedete lì, la nuova zona parcheggi proprio sotto i pini, senza alcuna protezione delle radici se non uno strato di ghiaia e sopra l’asfalto con le bianche linee di delimitazione, quelle sì eseguite a regola. La compressione del terreno per il transito e peso dei veicoli causerà la formazione di noduli sempre più estesi sulle radici superficiali…
Lisette – sono i noduli che sollevano
l’asfalto?
Zeno – infatti, l’albero reagisce alle
sollecitazioni, l’apparato radicale è esteso come la chioma, altrettanto
complesso e ramificato; asfalto e cemento sono una barriera all’aria e acqua...
in poche parole, soffre.
Lisette – ma se serviva il posteggio…
Zeno - si lasciavano delle ampie
aiuole di rispetto, certo meno posti... questi pini di oltre cinquant’anni sono
come i nostri genitori, quando non ci saranno più sentiremo il vuoto che lasciano nelle nostre vite.
Solange – senta, Zeno… le chiedo se potrebbe
dedicare un po’ di tempo ai miei rametti (sì, sono due), glieli porto dove
vuole, la ricompenso, s’intende.
Zeno – per ricambiare la vostra visita
sarei contento di aiutarvi e, visto che mi avete ascoltato, se accetta un altro
consiglio…
Solange – ci mancherebbe, accettato,
dica pure!
Zeno – se quei rametti li terrete in
vaso me li può portare qui. Ma se avete già l’intenzione in futuro di piantumarli in terra… beh, ci
terrei molto a seguirne le fasi fin dall’inizio, venendo io da voi…
Solange – non speravo tanto! Sì,
l’intenzione è quella, questo è il mio numero, mi mandi un messaggio per
accordarci. Adesso possiamo darci del tu, va bene?
Zeno – certamente e visto che stiamo
facendo amicizia permettetemi di offrirvi un caffè (le sorelle accettano, arrivano ai tavolini all’aperto e si siedono).
Prometto che non lo dico – la segretaria è stata… gentile?
Solange – molto gentile, se non era
per lei oggi non ci incontravamo, ha solo fatto un sorrisetto…
Zeno – meno male, è qui da un anno, una
brava ragazza e beh, mi ha fatto intendere… mi dispiace ma proprio non ci
penso, così nelle pause preferisco stare all’aperto. Per lei non è normale passare il tempo sempre sotto i
pini, glielo lascio credere, anche se è vero…
Lisette – (sorridendo) pare contradditorio, è normale o no?
Zeno – del tutto normale avere
interessi diversi… ma se sapesse che a tutti i 161 pini della pineta ho dato un
nome e li saluto giornalmente, voi che direste?
Lisette – ho un’amica insegnante che
ha più o meno quel numero di alunni, devi avere una buona memoria per
ricordarli… come fai, hai impiegato dei numeri?
Zeno – no, nessun numero né sigle…
nomi di persone, come gli alunni.
Lisette –… nomi a caso?
Zeno – (un’ombra di tristezza tolse per un attimo la luce ai suoi occhi… ma si
riprese in fretta) visto che un po’ ci frequenteremo, prima o poi avrei
dovuto dirlo, tanto vale farlo subito…
Avevo quattordici anni, degli splendidi genitori
e due adorabili sorelle gemelle di dieci anni. Promosso con pieni voti e lode
all’esame di licenza media per premio fui mandato in anticipo in Toscana,
vicino al mare, da una mia zia dove mi attendeva il regalo che sognavo, una
vespa 50 ET2 che uso tutt’ora. I miei genitori mi avrebbero raggiunto con le gemelle
la settimana dopo, per le ferie del babbo.
Il giorno prima della loro venuta, di sera,
nello stesso momento in cui si scatenò un temporale di un’intensità inaudita squillò
il telefono. Vidi mia zia rispondere e cadere svenuta dopo meno di un minuto,
col telefono ancora in mano. Chiesi aiuto urlando per le scale, arrivarono i
vicini che chiamarono il dottore. Quando mia zia si riprese non era più la
persona che conoscevo… non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, c’erano
almeno dieci persone in casa che parlottavano tra loro sottovoce e mi
guardavano strano, le finestre erano rimaste aperte e c’era acqua dappertutto…
l’amica di mia zia del piano sottostante mi prese per mano e mi portò a casa
sua, dicendomi che suo marito sarebbe rimasto con lei quella notte, per
assisterla. Ero preoccupato, quello che accadeva mi impauriva da togliermi le
forze, la signora mi fece bere una bevanda calda e stette vicino a me sul
divano finché mi addormentai. Qualcosa nella mente mi paralizzava, impedendomi
di collegare la telefonata allo svenimento di mia zia, l’avessi fatto sarei
corso a casa e probabilmente avrei telefonato ai miei per avvisarli
dell’accaduto. Non sapevo che a mio padre avevano anticipato le ferie di un
giorno, a sua volta anticipò la partenza senza avvisare me e la sua amata
sorella (mia zia) per farci una sorpresa….
Il destino, nella forma di un gancio che si
ruppe, fece scaricare il carico di tronchi dal rimorchio di un camion… mio
padre e le gemelle morirono sul colpo ma mia madre sopravvisse per un po’ -
altrimenti mi sarei gettato dalla finestra o annegato – per impedire a quel
destino di cancellare dall’esistenza tutta la sua famiglia, la ragione e il
significato della sua vita. Almeno uno doveva rimanere per testimoniarne
l’amore.
Zeno – Scusatemi, non era questo che
volevo dire, non so come mai mi sono fatto prendere dai ricordi…
Solange – (dando dapprima un’occhiata alla sorella, al par suo con gli occhi
lucidi di commozione) ti prego, se puoi continua… è molto importante per
noi due.
(Zeno, avvertendo che qualcosa li accomunava,
riprende la narrazione.)
Nonostante dessero pochi giorni di vita a mia madre, certi che non si sarebbe risvegliata, tra lo stupore del personale medico lei riaprì gli occhi, impegnando tutte le sue residue forze per riprendere la fonazione.
A causa della compressione subita non c’era speranza per gli organi interni. Ero con lei e piangevo tutto il tempo, sapevo che ne aveva per poco e la pregavo di portarmi con lei, da mio padre e le gemelle… improvvisamente emise un suono, poi un altro e quando riuscì a pronunciare il mio nome… non si può descrivere l’amore.
Ci guardammo e seppi cosa voleva da me…
“vuoi una promessa, mamma?” – annuì
“te lo prometto, sopporterò il dolore quando
te ne andrai, ma tu promettimi che ci ritroveremo, col papà e le mie sorelle.”
“sì, Zeno” – le sue ultime parole
Le tenevo la mano e poco dopo, con un leggero sorriso,
chiuse gli occhi per sempre.
Zeno – (dopo un respiro profondo, guardando le due donne che non trattennero
le lacrime) adesso so perché mi sono confidato, è successo anche a voi,
vero?
Lisette – sì, con nostra madre. Eravamo giovani ed entrambe le tenevamo la mano… dici che ci aspetterà?
Zeno – certamente, il compito di una
madre non finisce con la sua morte ma con quella dei figli, questo è quello che
credo io.
Solange – (passato il momento di intensa partecipazione emotiva) e invece
quello che volevi dire, riguardo i nomi?
Zeno – ottima memoria! È presto detto,
mia madre aveva una passione per le parentele, conosceva gli alberi genealogici
paterni e materni sino… ad Adamo ed Eva. Conservava gelosamente le fotografie
di tutti – mezzo armadio di scatole e album – e le piaceva mostrarmele citando
nomi e parentele, sperando di infondermi il suo interesse, allora senza troppo
successo debbo dire. Dopo, riprendendo
quelle scatole e album, ho immaginato
di stare con lei mentre li sfogliavo e rovistavo nelle scatole. Beh, un
giorno mi sono persino addormentato e al risveglio ho deciso di recuperare il
più possibile di quegli alberi
genealogici… riversandone i nomi negli alberi
di questa pineta.
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Caro scrittore, sono una tua affezionata lettrice, da un po' di tempo...Ogni volta che inizi un nuovo racconto, tu non lo sai, ma è come se io ricevessi un regalo, chiuso, impacchettato con una carta con decori delicati ed un bel nastro di velluto.Leggerti e'iniziare ad aprirlo e mano a mano scoprire quello che si cela dentro, con sorpresa e stupore, fino ad immergersi completamente nelle atmosfere e diventare parte della storia,o del regalo, insieme ai personaggi stessi, ai quali non si può non affezionarsi.
RispondiEliminaQuesta volta, in particolare, si avverte anche un sentimento delicato e profondo del legame materno che rievoca un introspezione, un viaggio ovattato nel tempo dentro e fuori di noi, partito da lontano per strade inesplorate che ci collegheranno per sempre.
Grazie, per la tua penna sapiente e la tua grande sensibilità!
Ringraziare per la vita
Eliminaper la vista, la bellezza
per giocare la partita
per il pianto, l'allegrezza
per svegliarsi l'indomani
e veder ancora il sole
per l'amor, le nostre mani
ringraziar per le parole.