IMMAGINATE... (8)
8)
Lisette, ritornata a trovare la
sorella si sorprese di quanto fosse cambiata, pur patendo gli inevitabili mancamenti che talvolta la facevano
sprofondare nella consapevolezza dell’assenza definitiva, diversamente da prima il suo modo di parlare e di
muoversi (più stabile e sicuro) indicavano una
prospettiva, una direzione verso
cui procedere. Conoscendola, era sicura che fosse accaduto qualcosa e poiché
avevano l’abitudine di parlarsi apertamente…
Lisette – fatti, persone o parole?
Solange – a che riguardo?
Lisette – a te… dev’esserci un motivo per
il tuo cambiamento.
Solange – mi conosci bene… tutti e
tre. Sono stata a trovare Francesca, l’ex proprietaria, ascolta… (racconta le due conversazioni).
Lisette – accidenti, si è aperto un
mondo…
Solange – è lo stesso pensiero che ho
avuto anch’io. Ne ho avuto anche un altro: tu
fai parte di quel mondo, senza la tua presenza non ce l’avrei fatta.
Lisette – ti ci voleva più tempo ma ne
saresti venuta fuori.
Solange – forse sì e forse no… ma non nel mondo che hai detto. Tu hai trovato
il disegno, me l‘hai portato con la spremuta e aperto la finestra. Eri con me sotto
il pino ad asciugare le mie lacrime e se non mi accompagnavi non sarei andata a
porgergli l’ultimo saluto…
Lisette – capisco quello che vuoi
dire, le persone orientano le
circostanze, giusto?
Solange – sai leggermi meglio di me
stessa… la mia sorella maggiore, pensa se fossimo nate gemelle!
Lisette – beh, invidiavo la tua
eleganza e non mi sarebbe dispiaciuto vestirmi come te, i gemelli lo fanno. A
proposito di somiglianze… Francesca ti ha domandato come sono i due rametti, me
li mostri?
C’era un gioco che facevano tra loro: porsi
una domanda, scrivere la risposta su un foglietto e al segnale mostrarlo
contemporaneamente. Decisero di ripeterlo e Lisette formulò la domanda: che ne pensi?
Solange va a prendere il vaso di vetro con l’acqua, lo mette sul tavolo ed
entrambe osservano a lungo e attentamente i due rametti con le loro minute
radichette bianche. Scrivono la risposta sul loro foglietto e al “via” li
scoprono.
Lisette – “identici”
Solange – “sono uguali”
Come per dei fiori che ad uno sguardo veloce
appaiono simili e solo osservandone i particolari si notano le differenze, così
pensavano fosse per i due rametti. Costretti
nello stesso recipiente, l’orientarsi verso la luce ne aveva giocoforza plasmato
il portamento, ma biforcazioni, squame, numero di aghi, dimensioni… tutto
coincideva e poteva finire lì con un senso di meraviglia… se non fosse per due di
quei particolari: le tre coppie di aghi più vecchi erano spezzati negli stessi identici
punti, come era identica la sfrangiatura della ferita dovuta allo strappo.
Solange – le spine sono cadute…
Lisette – eh?
Solange – i rametti sono come il grusone (cactus) e l’impossibile
coincidenza equivale alle spine di cui parlava Francesca che, testuali parole,
disse: “se hai fiducia che la storia sia
vera c’è un solo modo per spiegarla”.
Lisette – l’analogia ci sta… in che
modo lo spieghi?
Solange – beh, come Francesca: ”ma non hai bisogno delle storie altrui…
guarda alla tua, dove qualcosa ti sta guidando.”
Lisette – se la spiegazione è quel qualcosa, resta indefinita…
Solange – giusto, diciamo che possiamo
solo riconoscere che sia così.
Lisette – però, non ti sembra strano
che Francesca ti abbia domandato dei rametti?
Solange - e solo prima di salutarmi…
Lisette – ti ha dato i compiti per
casa, certo che…
Solange – le chiedo se dopodomani posso
portare anche te?
Lisette – oh… mi piacerebbe conoscerla
prima di ripartire. Posso anticipare a domani la firma sul modulo…
dell’ospedale, l’avevo scordato e mi hanno sollecitato.
Solange - … dell’obitorio, tranquilla. Vengo con te.
Lisette – non serve, è questione di
poco tempo.
Solange – serve a me… vorrei
ringraziare il responsabile.
Le due sorelle entrarono nella struttura e
come previsto bastarono pochi minuti. Solange chiese del responsabile ma seppe
che era in pausa per un paio d’ore, tuttavia la segretaria, vedendola
dispiaciuta, le disse (facendosi sfuggire un sorrisetto e pregando di non citarla)
che di solito la trascorreva (la pausa) nella pineta dell’ospedale. Chiedendosi
il motivo del sorrisetto la ringraziò e s’incamminò sul viale assieme alla
sorella, sotto l’ombra fresca e secca degli alti pini domestici.
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