IMMAGINATE... (7)
7)
Qualche giorno dopo
Solange – ripensando a quello che mi
hai raccontato è rimasto in sospeso qualcosa…
Francesca – da dove vuoi che
riprendiamo?
Solange – dalla fine, quando la
ragazza ha detto di aver sognato i
disegni della tua amica... erano davvero così somiglianti da provocarle
quella sorta di trance?
Francesca – non solo, Anna (la
ragazza) mi mostrò un foglio dove appena sveglia ne aveva schizzato un paio… semplicemente
incredibile. Accondiscese a prestarmelo
per mostrarlo il giorno dopo alla mia amica Violetta. Comperai
tutti i libri che mi lasciò con la borsa stampata, assicurandole che la mia
amica al suo ritorno ne avrebbe sicuramente presi altrettanti.
Raccontai a Violetta quanto accadde, da abbattuta che era man mano si rialzò sul letto e al vedere gli schizzi le si illuminò il volto… si fece dimettere su due piedi e volle incontrare Anna il prima possibile.
Ci sarebbe molto da dire al riguardo…
Violetta morì qualche mese dopo – ormai sono vent’anni - felice di aver lasciato la sua casa con tutti
i quadri ad Anna e suo figlio Piero, che si trasferirono da lei in breve tempo.
Anna era una ragazza madre che si
rifiutò di interrompere la maternità e si dedicò al figlio, nato con dei problemi…
ma con la sua stessa luce negli occhi, anche se di un altro colore. Si arrangiò
in tutti i modi possibili purché leciti, privando se stessa anche del
necessario senza farlo mai mancare al figlio.
A Violetta il destino offrì il modo di
giungere al capolinea sapendo che quanto aveva più a cuore (le sue opere)
sarebbe stato preservato, infatti Anna non modificò nulla nella casa, eccetto
la stanza dove si stabilì Piero.
Solange - una bella storia, commovente… me l’hai
raccontata per spiegarmi cosa intendevi per “il solo modo per sopportarne il peso?”
Francesca – sì, anche per la mia casa
e voi…
Solange – riguarda anche il pino,
vero?
Francesca – certamente, il pino vi ha
scelto…
Solange – come poteva? Nel caso avrà
scelto mio marito, non certo me che volevo farlo tagliare…
Francesca – come te lo dirò dopo… ma tu non l’hai tagliato e non lo farai in
futuro, no?
Solange – solo adesso comprendo cosa
provava mio marito per quell’albero, purtroppo per me era solo legna da
togliere… mi sento terribilmente in colpa.
Francesca – avresti potuto importi ma
hai pazientato tre anni…
Solange - non ho meriti per questo,
semplicemente accadeva sempre qualcosa a procrastinare il progetto.
Francesca – però tu accettavi la sospensione… era già oltre
il tuo limite, un’altra persona avrebbe fatto procedere i lavori comunque.
Solange – se avessi abbandonato del
tutto l’idea avrei migliorato la vita di mio marito…
Francesca – questo non si può sapere,
poteva morire prima…
Solange – (seguendo un’intuizione) l’altra volta ti ho chiesto se c’era
dell’altro che giustificasse il tuo sentimento per mio marito…
Francesca – sì, c’è dell’altro e gli promisi
di rivelarlo solo se me l’avessi chiesto…
Durante le trattative per l’acquisto, l’uomo
fu sorpreso dal comportamento di Francesca che gli venne incontro per ogni
questione posta, non ultima la cifra da pattuire che ridusse sino alle sue
disponibilità.
Ebbe il sospetto che potesse esserci
un’urgenza inconfessabile e diede incarico di verificare la storia geologica
del luogo, la regolarità documentale ed eventuali progetti regionali o europei
che potessero interessare la casa o la zona. Niente, tutto era più che a posto…
nemmeno qualche piccolo abuso edilizio da sanare, proprio un vero affare, un
colpo di fortuna incredibile.
Era evidente che la più che anziana proprietaria
manifestava una simpatia verso di lui e si vergognò del pensiero di approfittarne
ulteriormente, avendo già ottenuto fin troppo. Sapendo che non aveva figli
suppose che l’urgenza riguardasse eventuali conflitti legati all’eredità, meglio
gestibili convertendo gli immobili in denaro. Ma dopo le firme sul preliminare
le chiese apertamente quale fosse il motivo di tutte le notevoli concessioni.
Francesca rispose che l’urgenza riguardava la
sua età e il desiderio di “lasciare la stanza in ordine” – così si espresse –
per tempo. Al che lui replicò schiettamente che nello stesso tempo avrebbe
potuto spuntare senza dubbio almeno il venti percento in più (come gli confermò
l’intermediario della donna, a sua volta sorpreso della determinazione a
concludere l’anomala trattativa al ribasso con lui), inoltre confessandole
d’aver avuto il pensiero di abbassare ancora l’offerta.
Francesca replicò che l’avrebbe accettata comunque, buon per la sua coscienza che non oltrepassò il limite. Disse che quando vennero a visitare la proprietà – Solange si interessò dapprima agli interni, accompagnata dall’agente immobiliare – volutamente mentre conversavano lo fece camminare attorno al pino. Lui non badò alla manciata di giovani rametti che caddero a cerchio sulle sue orme.
Quando le parti si invertirono e toccò a Solange, ancora il pino-oracolo “sacrificò” qualche altro rametto… confermando a Francesca che nonostante l’indifferenza alla fine l’atteggiamento della donna sarebbe cambiato.
Solange – (la interrompe) anche per questo, come i quadri che “cantavano”, la
spiegazione è forse la stessa (il vento)
di quanto mi è accaduto due settimane fa con un rametto del pino (racconta l’episodio).
Francesca – ah… ne riparleremo, una
spiegazione c’è di sicuro, ma chi la ascolta è in grado di accettarla? Le
piante sono organismi viventi altamente evoluti e per quanto adattabili c’è chi
non ottiene risultati neppure sufficienti con esse, al contrario di altri.
Senti questa storia (vera – ndr): a una donna che teneva in casa un esemplare di grusone (cactus di forma sferica con spine lunghe e acuminate) di notevole diametro a cui si rivolgeva come altre persone al loro gatto o al cane, accadde di incespicare e strofinare violentemente un braccio sulla pianta.
Gli aculei eseguirono il compito per cui erano stati creati, ferendola profondamente. La donna in un incontrollabile impeto di rabbia mista al dolore imprecò contro il cactus, in malo modo è dir poco. La mattina seguente, col braccio fasciato e medicato, quando ritornò dalla sua pianta per scusarsi tutte le sue spine erano cadute.
Se hai fiducia che la storia sia vera
c’è un solo modo per spiegarla, ma non hai bisogno delle storie altrui… guarda
alla tua, dove qualcosa ti sta guidando.
Solange – (piangendo) … scusami, hai
ragione ma non riesco ad accettare che sia tutto finito…
Francesca – nessuno può riuscirci completamente perché nella memoria c’è anche qualcosa che mantiene un collegamento con i nostri cari.
Solange – (racconta dell’altro rametto di pino all’obitorio). Li ho messi in
acqua e la donna delle pulizie mi ha detto che sono spuntate delle piccole
radici bianche…
Francesca – (vedendo arrivare l’assistente) come vola il tempo… dimmi solo una
cosa, come sono quei due rametti?
Solange – (stupita) sinceramente devo dire che li ho appena guardati,
sembrano simili, penso come tutti i rametti…
Francesca – dobbiamo sospendere,
continueremo la prossima volta… grazie della visita, Solange.
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