NESSUN DORMA
John Blacking (1973) definì la musica "Suono umanamente organizzato" e questa interpretazione del brano lirico Nessun dorma di Luciano Pavarotti
mi ha ispirato la poesia e il breve approfondimento.
Del perché questa performance di Pavarotti si distingua da tutte le sue altre e altresì da quelle di altri grandissimi tenori, tra i quali Jussi Bjorling, stimatissimo dal Pavarotti e Franco Corelli per la presenza scenica e l'aderenza al ruolo oltre alle ineguagliabili capacità canore, viene ampiamente spiegato nella maggior parte dei commenti (qui e in altri video su youtube).
Siamo molto fortunati ad avere una così bella registrazione che, dall'inizio al termine, ci accompagna in un viaggio dell'animo umano in una realtà differente che si conclude nell'estasi senza-tempo.
Estasi - essere fuori.
Come lo fu l'artista che rinvenne al termine delle ultime due note, straordinariamente calibrate per sincronizzarsi alla perfezione con l'orchestra (letto in un qualificato commento – ndr) e prendendo infine coscienza dell'impresa.
Ho prestato attenzione in diverse interpretazioni del Pavarotti e di altri tenori su questo procedere all'unisono con l'orchestra e solo questa (senza poterne dare una spiegazione tecnica, non essendo la musica il mio campo ) mi trasmette la sensazione che, metaforicamente, descriverei come la voce dell'uomo che continua nella musica (dissolvendosi con essa).
Per fare un parallelo in un altro campo (artistico) è come ne L'infinito di Leopardi, quando alla fine quel naufragar m'è dolce in questo mare è anche la fine della condizione umana e l'accettazione del proprio ruolo (qual che sia) giunto a compimento, nel mare dell'infinito.
La vera pace.
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