La felicità
Che la divinità ultraterrena avesse qualcosa di inquietante l’aveva pensato sin da quando riuscì a procurarsi e leggere “la formula” per evocarla… e non solo, ma ottenere da essa d’essere esaudito di un suo qualunque desiderio, per quanto grande o inverosimile potesse essere.
Sì,
perché c’era quella “geometria” –
semplice in verità, un cerchio di buon diametro tracciato sul terreno – che
gli rammentava qualcosa pur senza riuscir a “focalizzarlo”, così che gli rimase
quella sensazione d’inquietudine sin al momento decisivo: l’invocazione.
Si concentrò e stando attento a pronunciare
tutte le parole, scandendo ben le sillabe, avviò il procedimento.
Era a tal punto motivato che non cedette alle
emozioni neppur quando si produssero tuoni e lampi… ed odori, ed altre
spiacevoli evenienze. Pensò, giustamente, che era la prova da superare,
d’altronde nulla s’ottiene per nulla.
Ma infine l’entità si manifestò all’interno
del cerchio e dopo il primo tentativo di sortirne - per quanto onnipotente non lo
era del tutto colà confinata - non ne fece altri.
“Subito!!! Cancella questo cerchio e sarò clemente con te!!”
Pur sudando freddo e caldo insieme – che la
divinità lo sovrastava d’almeno due lunghezze e d’aspetto… l’ultima
raffigurazione che vorreste incontrare – aveva avuto conferma della potenza
della formula. Poteva sbraitare e minacciar qualunque cosa ma non poteva
scioglier il sortilegio.
“non ci penso neppure, mi annienteresti in un
attimo…”
“… attento, questo
cerchio non resisterà a lungo…”
“abbastanza perché tu rispetti la regola..”
“che ne sa delle regole un pidocchio come te?” -
ruggì, emettendo una vampata di
fuoco.
“non facciamola lunga, son anni che studio la
faccenda… devi esaudire un mio desiderio per
tornar libero…”
“… e subito dopo… ti
divoro!!”
– altra vampata, il doppio della precedente.
“affatto, non potrai torcermi un capello… è
la regola…”
La divinità era sotto scacco, era già
accaduto un paio di volte in passato ma poi la formula s’era persa… incredibile
che un tal pidocchio l’avesse ritrovata e conducesse il gioco... e allora
giochiamo…
“su, alla svelta… che
cifra vuoi?”
“nessun tesoro…”
“ahhh… cento donne
tutte assieme.. o dieci per notte?”
“non potrei sopravvivere a tanta abbondanza…”
“… e dunque… vorresti
l’immortalità, giusto?”
“avessi almeno due desideri certamente… ma
con uno solo son certo che cadrei dalla padella alla brace…”
“… mmh… sei forse un
filosofo, un filosofo alchimista, come lo erano i primi?”
“solo quel tanto che basta per capire che c’è
un limite a tutto, che la felicità è uno stato mentale…”
“…balle!! La felicità
è avere!!”
“… essere…”
“… avere l’essere!!! Se non hai nulla sei
nulla!!! Basta con le farneticazioni, tanto mi domanderai qualcosa,
scommettiamo?”
“ in questo hai ragione, ma ti domanderò
l’essere…”
“ahhh… chi vorresti
dunque essere?”
“non un altro, sempre me stesso… ma per
sempre felice!!”
“tutto qui..? Codesta
piccola cosa quando potresti conoscere i segreti dell’universo, della vita..?”
“non è la mia misura… vedi, ho una moglie che
mi tiranneggia da una vita ed è anche più forte di me. Potrei ucciderla… ma
questa storia del karma mi impressiona troppo… ecco cosa voglio: solamente,
semplicemente essere felice…”
“questo hai chiesto e
questo avrai!!” – e
la divinità scomparve in una nuvola di fuoco.
Il mattino appresso colui che aveva
imprigionato la divinità, costringendola ad
esaudire il suo desiderio, si risvegliò sul suo letto, con una squisita
sensazione, fisica e mentale… l’entità era stata ai patti e già si figurava
d’apprezzar ogni istante della sua nuova vita quando udì la vecchia megera
(moglie) chiamarlo dalla cucina…
“… maledetto
disgraziato… son già le otto e non mi hai portato la colazione… Feliceee!!!
Felice!!!! Se non vieni subito ti spacco la testa col mattarello!!!”
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